L’ORIGINE DELLE PRINCIPESSE DISNEY È UMANA O DIVINA? LA MOSTRA AL MUDEC DI MILANO MI HA MESSO IN DIFFICOLTÀ

L’origine delle principesse Disney è umana o divina? E non mi riferisco all’origine mitologica o leggendaria, quella che ha a che fare con la narrazione, cioè con la storia – fiaba, leggenda o favola che sia – di cui sono protagoniste.

Sì sa, spesso queste sono di nascita regale, travagliate durante l’adolescenza da figure parentali subalterne e malvagie (come matrigne), il cui destino però riserva un epilogo felice e festoso. Questo è per la Biancaneve dei fratelli Grimm, per la Sirenetta di Andersen, la Cenerentola di Perrault, per citarne alcune. Ma poco c’entra. L’origine a cui mi riferisco è di matrice iconografica e iconologica, estetica e artistica (nel senso di tékhne).

La Sirenetta, 1989
La Sirenetta, 1989

Per anni, da bambino, mi pascevo – inconsciamente – nella convinzione che i protagonisti dei film animati di Walt Disney, e in particolare le principesse, tutte diverse ma a loro modo tutte incantevoli (nel mero senso del termine), fossero esseri assoluti e sempre esistiti. Era impossibile pensare che quelle creature fossero disegnate da mano d’uomo: ma come, esseri così puri, dai colori squillanti, nitidi, perfetti; principesse meravigliose, dai grandi occhioni e dai tratti sinuosi e armonici, create dalla mano volgare dell’uomo?

Nella mia eccitazione bambina, senza saperlo ammiravo delle figure sullo schermo allo stesso modo dei mistici in contemplazione delle icone sacre acheropite, ossia di “origine soprannaturale”, “non eseguite” da artisti o altra persona umana. In altre parole, guardavo alla bella e bionda Cenerentola un po’ come i bizantini guardavano alle loro Madonne dell’iconostasi – ma non per pregarle, ovvio.

Non credo mi sia mai posto il problema sull’origine delle principesse e dei disegni animati della Disney. Ma sicuramente me lo pongo ora, dopo aver visitato la mostra al Mudec di Milano, dedicata alla Disney e in particolare al procedimento con cui l’idea diventa disegno e infine animazione.

Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo (dal 2 settembre 2021 – 13 febbraio 2022, promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da 24 ORE Cultura-Gruppo
24 ORE, a cura della Walt Disney Animation Research Library, con la collaborazione di
Federico Fiecconi, storico e critico del fumetto e del cinema di animazione) è una mostra strutturata in modo tale da essere coinvolgente per il bambino e attraente per l’adulto. Divisa per temi (fiabe, leggende, favole) e quindi per film (Pinocchio, La spada nella roccia, Biancaneve e i sette nani, La sirenetta, I tre porcellini; per citarne alcuni), permette la visione dell’abbozzo iniziale a matita, ovvero l’idea che parte di autori citati, del passaggio su fogli acetati e della risultante animazione.

Biancaneve, 1937
Biancaneve, 1937

Di qui sorge il dubbio: può da un volgare seppur eccellente schizzo a matita, dal tratto sprezzante, compendiario e veloce, nascere l’ammiccante e fulgida Sirenetta? La candida e  pacata Biancaneve? La malinconica e puerile Bella Addormenta nel bosco?

Quella del Mudec è una piacevolissima e suggestiva mostra, senza dubbio; ma anche amara. Ah, mie principesse… quale disillusione!

Luciano Cardo

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