TRA PSICHEDELIA E SPIRITUALITÀ . L’installazione di Dan Flavin presso Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, Abbiategrasso

Luogo strano, Abbiategrasso. Non so perché, ma l’immagine che ho di questo comune della periferia a sud di Milano, è di un paese grigio, plumbeo, smorto, triste (e questo a prescindere dalla stagione e dal meteo). Non me ne vogliano gli abitanti, ma Abbiategrasso è l’esempio di periferia da riqualificare, da far rivivere; è tutt’altro, per capirci, dai loci amoeni che sprizzano verde e sorgenti d’acqua pura.

La riqualifica però qua è partita da tempo, e proprio a partire dai colori. Nel 1996, grazie alla Fondazione Prada, viene installata nella basilica di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, a Abbiategrasso, un’opera (postuma) di Dan Flavin, il celebre artista di New York (tra i big del Minimalismo e dell’Espressione Astratto americano, morto proprio in quell’anno).

 

L’opera (permanente) site-specific prevede l’illuminazione dell’interno della chiesa con la luce fluorescente dei neon, elementi che caratterizzano l’arte e la poetica di Dan Flavin. I colori sono quelli primari. Esattamente: la navata è illuminata con il blu, il transetto con il rosso, e l’abside – culmine sacro –  con il giallo.

I colori primari tendono all’armonia, o vogliono comunque tendere a un’armonia alta e assoluta. Questo lo hanno detto i teorici dei colori e dell’arte (si veda Goethe su tutti), lo hanno cercato di rappresentare i più grandi pittori e coloristi della storia (si veda Mondrian su tutti).

E così sono pervaso di questa luce all’interno dell’edificio sacro a Abbiategrasso. E la domanda che sorge spontanea in questa immersione mistica e spaesante, comunque sicuramente toccante, è questa: è psichedelia o spiritualità?

La luce fluo non respinge ma accoglie, anche se certo è stravagante. La luce del neon, per sua stessa natura, è soffusa, leggera, non è diretta come quella delle lampade; quindi si ha come la sensazione di essere avvolti da questa luminosità granulosa, equamente distribuita. Nel basso e nelle pareti i riflessi si mischiano in un effetto di temporanea sospensione. Si avverte a un tempo il peso e la leggerezza di questa luce lisergica.

Epperò non è trash, non è pacchiano, un certo alone di spiritualità lo si avverte nell’ambiente. È l’abate Sugerio, il teorico della luce delle cattedrali gotiche, che ritorna; è Plotino, e la sua luce spirituale che ci riveste in altro modo.

Oppure mi sono fatto lasciare prendere troppo, e la trascendenza si è fatto vaneggio.

Luciano Cardo