L’IDILLIO GARDESANO IN FORME PURE CHE MI RASSERENA . IL NEOSINTETISMO DI TIM CURTIN

Scopro per caso passeggiando – flâneur provinciale incorreggibile quale sono – una mostra ignota e nascosta, della durata di soli tre giorni, grazie a una locandina appesa maldestramente su un muro imbruttito. Un misero foglio A4 richiama la mia attenzione grazie all’immagine (si veda David Freedberg), in particolare ai suoi colori e alle sue forme che scorgo, con grande distrazione, nella parte alta della paginetta. Nel basso leggo la scritta “Lago di Garda: linee e luce/ Dipinti di Tim Curtin/ 3-6 agosto 2021/ Chiostro di San Francesco Via Roma 47 Gargnano (BS)”.

Il titolo è bruttissimo e capisco che la mostra non è curata da nessuno: il pittore ha scelto in fretta due parole di circostanza, giusto per dare un titolo. Il quadro che vedo rappresentato però mi incuriosisce, anzi mi rapisce, e questa mostra non posso assolutamente perdermela.

Quindi accolgo l’invito; il chiostro medievale in cui l’esposizione è organizzata è il luogo ideale, per la sua pace idilliaca, la frescura nonostante le alte temperature estive, la chiusura ai passanti fastidiosi esterni. Passeggio attorno al quadrato costeggiando colonnine e archi da una parte e graziosissimi quadretti dall’altra. Li passo in rassegna uno per uno, senza fretta; con gustosa passione mi lascio trasportare dal senso di benessere che questi mi donano.

Di base antinaturalistico , simbolista e lievemente neoplastico questo pittore – che parla un italiano sincopato misto a inglese che, presumo, sia sua lingua madre – riporta su piccole tavole o carta una visione filtrata e astratta del Lago di Garda. Queste sono “Viste”, come ricorre spesso nei titoli, panorami osservati da un ideale punto (impossibile da identificare), dove si notato in pure forme essenziali e geometriche: barchette a vela, montagne, casette, cipressi; e questi elementi sono sospesi come per magia tra un infinito quieto lago e un immobile cielo.

Queste opere sono ireniche, ossia ispirano pace, serenità, tranquillità. La luce endogena è calda e ferma; il mondo gardesano è come sotto qualche incantesimo. Aiutano i colori, che sono nitidi e puri anch’essi, lasciati con tocco anonimo (sono, esse, campiture monocrome, come tasselli a cloisonné).

Li passo in rassegna tutti, dicevo, questi quadri e quadretti, e vedo il Garda senza folle di turisti in preda all’ansia e alla frenesia di correre chissà dove, questo mi rincuora ancor di più. Siamo in agosto: attendo settembre.

Una sezione è dedicata a delle signorine, molto graziose: rivedo certi quadri del primo Gauguin: l’esotico, il primitivista. Pose di scorcio, sagome che allo stesso tempo dicono e non dicono, queste ragazze sono avvenenti e ammiccano.  Lo spazio in cui sono rappresentate è appena citato, il linguaggio è bidimensionale, il simbolo è di fondo.

Pensando a Emile Bernard, il grande, grandissimo Emile Bernard, e sulla scorta di quei inimitabili pittori della scuola di Pont-Aven, senza dubbi dichiaro questo artista Tim Curtin un “neo-sintetista”. Mi cullo e sogno con queste piccoli ma illimitate visioni del mio Garda, con la speranza di approfondire meglio un giorno questo pittore dall’origine per me, ancora, ignota.

Damiano Perini