LIBIDINOSO NETTARE EDERICO

È un mosaico policromo meraviglioso, un caleidoscopio di colori, una sequenza incantevole di vasetti cubici smussati, il negozio di Mieli Thun. L’azienda agricola trentina, esattamente in Val di Non, è forse la più nota in Italia, sia per la straordinaria varietà di alimenti prodotti dalle api, sia per l’alta qualità e l’estrema ricercatezza di questi. Quintessenze, mieli, pollini, e addirittura aceti, da fiori di piante come cardo, coriandolo, lavanda, limone, marruca, melo, solo per citarne alcuni brevemente.

Fiori di edera – Unaapi.it

Tra i tanti – nati dal genio di Andrea Paternoster, evidentemente più di un semplice apicoltore – quello che preferisco e più mi attrae è il miele di edera, buono quanto raro. La pianta di edera cresce in zone ombrose, arrampicandosi su muri o piante; solo pochi rami sono esposti alla luce diventando fertili e dunque producendo fiori. Di qui la difficoltà e la scomodità di realizzare un miele così. Tutto questo avviene in settembre-ottobre: molto bene, perché mi permette di godere al meglio i pranzi e cenoni natalizi (sfido a trovare mieli di edera decenti nei restanti mesi dell’anno).

Quello dell’azienda nonesa è un nettare di una cremosità sensuale, avvolgente, libidinosa (si sprecano studiosi di tutto il mondo, e fiumi di inchiostro scorrono nel tentativo di rendere chiaro il concetto di libido freudiana, quando basterebbe consigliare un miele Thun). Il profumo è intenso, delicatamente erbaceo eppure rudemente balsamico; sentori che ricordano liquirizia e muffe nobili come botrite (non vorrei esser fissato, bevo spätlese e auslese renani). Il sito ufficiale consiglia il consumo “a fine cottura su una minestra di verdure” oppure in abbinamento a formaggi erborinati. Io no. Consiglio – dopo averne esalato l’essenza, chiaro – di ingollarlo col cucchiaino. Sarà dolcissimo, quasi stucchevole direi, essendo il miele più ricco di glucosio; ma l’esperienza indimenticabile e assuefacente. Smentitemi.

Lucien Chardon